La Zvulera - notte fra il 24 e il 25 gennaio
Nella notte fra il 24 e il 25 gennaio era usanza esporre in luogo riparato ed esposto verso il tramonto 12 mezze cipolle scavate nel mezzo ed indicando in ciascuna di esse un mese dell'anno.
All'indomani mattina si osservavano le cipolle e vi si leggevano le previsioni del tempo, quelle asciutte indicavano un mese con tempo buono, quelle umide o ripiene di acqua di contro indicavano mesi piovosi o comunque tempo umido e incerto.
Sant'Antonio - 17 Gennaio
In questo giorno il prete si recava a benedire le stalle portando un pane biscotto.
A questa giornata erano inoltre legati questi detti:
Per S. Antogne un'ora bona - riferito alla durata del giorno che continua a crescere
S. Antogne da la berba bienca sun la j ha us la fa; o sun la fà poc u j aménca - riferito alla neve (se non l'ha la fa, e se non la fa poco ci manca)
I giorni della merla - 29-30-31 gennaio
Sono i giorni considerati più freddi dell'anno.
Secondo una leggenda romagnola una volta la merla aveva le piume bianche e durante il mese di gennaio stava nel suo nido senza mai uscire per paura del freddo.
Verso la fine del mese vedendo apparire il sole uscì dal nido credendo che fosse arrivata la primavera.
Gennaio allora, per farle dispetto, mandò negli ultimi tre giorni del mese un freddo tanto intenso che la merla per non morire dovette introdursi in un camino fumante.
La merla si salvò, ma le sue piume da bianche divennero nere per il fumo del camino e rimasero di quel colore per sempre.
La candelora - 2 febbraio
Uno dei giorni che veniva osservato per prevedere la fine dell'inverno, un detto molto noto recita:
Per la candelora o ch'u piov, o ch'u neva da l'invern sem fora,
ma s'un piov quaranta dé dl'invern avem ancora.
Per la Candelora se piove o nevica dall'inverno siamo fuori
ma se non piove abbiamo ancora quaranta giorni di inverno
La durata residua dell'inverno varia, secondo le località, da un mese fino a quaranta giorni circa.
Lom a Mèrz (lume a marzo) - 26-27-28 febbraio e 1-2-3 marzo
Molte sono le località dove si tramanda questa usanza che ha origini Celtiche.
Per le campagne, sulle colline, ma anche in molte piazze cittadine verso sera si accendono fuochi propiziatori per fare lume alla primavera in arrivo.
In alcune località gli ultimi tre giorni di febbraio sono anche conosciuti come "i dè dla canucéra". Secondo la tradizione si credeva che in questi giorni vi fosse un'ora sconosciuta a tutti in cui ogni cosa riusciva male.
Nelle campagne in questi giorni i contadini se ne stavano senza far nulla per paura che andasse loro a male il futuro raccolto.
San Giuseppe - 19 marzo
La sera precedente (il18) in tutta la campagna si accendono fuochi, si spara e si fanno botti.
Per le donne ingraziarsi il Santo vuol dire allontanare il pericolo di avere un seno piccolo, di esse si dice che il falegname San Giuseppe vi è passato con la pialla, di conseguenza "la fugaraza grosa la fa cres al teti"
Il ritorno del cuculo (aprile)
L'inizio della buona stagione era annunciato dal canto del Cuculo (uccello migratore che sverna in Africa) , che doveva arrivare entro l'8 del mese, in caso contrario la stagione non prometteva niente di buono.
Se l'ot d'avril un sé sentì canté e choc o ch l'é mort o ch l'é cot.
Se l'otto di aprile non si è sentito cantare il cucolo, o che è morto e che è cotto.
Inoltre se al primo canto del cuculo non si aveva almeno una moneta in tasca, l'annata si preannunciava carica di ristrettezze economiche.
Santa Croce - 3 maggio
(Santa Cros) In questa giornata era uso mettere nei campidi grano e nelle vigne una croce in canna sulla quale veniva legato un ramoscello di ulivo, per scongiurare il pericolo della grandine.
Sempre in questa giornata si dava inizio alla tosatura delle pecore (Per Senta Crosa, pigra tosa)
San Barnaba - 11 giugno
Giornata importante per prevedere la vendemmia, secondo un detto del Forlivese se "piov par San Barnaba l'uva bianca la s'in va, se piov matena e sera us in va neca la negra"
Se piove per San Barnaba l'uva bianca se ne va, se piove mattina e sera se ne va anche la nera.
San Giovanni – 24 giugno
Secondo una credenza probabilmente di origine Celtica, la notte di San Giovanni è possibile vedere negli incroci delle stradine di campagna le streghe che si recano al grande Sabba annuale.
La notte che precede il 24 giugno si crede che avvengano meraviglie e prodigi ed è detta "la notte delle streghe".
San Lorenzo - 10 agosto
Secondo una credenza popolare l'acqua del mare il 10 di agosto possiede una miseriosa e miracolosa virtù di guarire tutti i mali, mediante sette bagni.
Molte famiglie rurali in passato raggiungevano l'Adriatico in questo giorno ritenendo che un bagno fatto il 10 agosto valga per quaranta e preservi dai malanni per tutto l'anno.
(E.Bissi 1932 usanze di Romagna)
San Martino - 11 novembre
In questa giornata si concludeva l'annata agricola, si chiudevano definitivamente i contratti e aveva inizio il periodo invernale.
San Martino è però ricordato anche quale protettore dei mariti traditi (San Meaten dj bech), a S. Arcangelo di Romagna si celebra tuttora l'antica Fiera dei Becchi, famosa in tutta la Romagna.
Santa Bibiana - 2 dicembre
Questo giorno nella credenza popolare era ritenuto importante per le previsioni del tempo nelle successive settimane dell'inverno.
Se pioveva o nevicava, si diceva che avrebbe continuato così per settimane, e viceversa se c’era il sole.
Par Sènta Bibìena iè quarenta dè e una stmèna